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Ecco qua il romanzo cosiddetto “post-gay”, io l’ho letto e non ho capito il perché di questa definizione, sarò stato distratto durante la lettura… Anche il sottotitolo “La commedia indiavolata di un single seriale a un passo dalla monogamia” non l’ho capita fino in fondo, anche perché il protagonista la monogamia se la cerca in tutti i modi. Poi fa qualche scivolone, vuoi perché il ragazzo è lontano, vuoi perché le tentazioni a New York non mancano, però la tendenza è quella della casetta calda e il lettuccio in compagnia. Poi che la scelta della compagnia sia magari bislacca fa parte del gioco. Se ad un certo punto nella pienezza della sua scelta gay una amica gli fa balenare l’ipotesi di un figlio, allora ecco che tutto si rimette in gioco; per un figlio, e che diamine, si farebbe qualunque cosa, anche non accorgersi che era tutto un gioco. L’amica che aveva prospettato la maternità si tira fuori dal gioco vuoi perché praticamente soffocata dalle ambizioni del bravo futuro papà, vuoi perché la cosa era totalmente campata per aria. E il romanzo scorre così in allegria, tra gag divertenti, situazioni un tantino surreali e riflessioni profonde. Nel quadro generale non manca il capo dispotico, addirittura dittatoriale, ma a questo siamo ormai avvezzi, capita un po’ a tutti noi, in bilico fra le ambizioni di una carriera e la dura realtà con la crisi e le difficoltà. Inoltre, aggiungiamo che il nostro protagonista, Martino, ha una famiglia tetragona e invadente rimasta in Italia, ma che non si perderà l’occasione di far visita nella Grande Mela, per aggiungere un po’ di movimento alla sua esistenza. In equilibrio tra la Kinsella e White, con accenni di post minimalismo, il romanzo scorre veloce e leggero, giungendo perfettamente al suo scopo – credo –, far divertire il lettore e raccontare l’esistenza bislacca di tanti ragazzi, in fondo dall’animo genuino, che si affacciano al mondo con la testa piena di buoni propositi ma che si rivelano coperti da uno spesso strato di confusione e tenuti sotto scacco dall’inesperienza. Il linguaggio è semplice diretto, la narrazione lineare, qualche personaggio famoso si affaccia qua e là a dare un’aria un po’ più glamour, ma l’ingenuità del protagonista e i suoi continui tentennamenti collocano la storia nell’ambito di un racconto di “uno di noi”, un ragazzo come tanti, che tenta una vita fra spensieratezza e progetti per il futuro, ancora indeciso fra il voler restare fanciullo e farsi strada nel mondo con passo da uomo. Una lettura spensierata, forse per un pubblico un po’ più giovane, io diciamo che ho vissuto la lettura come il racconto di un imberbe e simpatico nipotino; non ha accenni malevoli questa mia nota, non mi si fraintenda, il libro mi ha trasmesso tenerezza e simpatia, serenità e divertimento e, vi assicuro, non è cosa da poco. 

goditi il problema by giuliano brenna