Sebastiano Mauri m’invita a entrare nel cortile e a guardare in alto. Spunta dalla ringhiera lassù, sembra un angelo che mi scruta curioso di sapere chi sono. Il suo studio è alla fine di un ballatoio di un vecchio palazzo ai bordi del centro. Iniziamo a parlare e passiamo dalle sue ossessioni alle mie, interrotte soltanto dall’euforia dei suoi due cani, Bartok e Petra. Azzurro cielo dentro agli occhi, barba breve sul volto, spontaneità in ogni gesto. |