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HOLA SEBAS, visto che la mia vita in questo momento è piuttosto una realtà tragicomica, ti farò tutte le domande come mi vengono. Intelligenti e non, importanti, colte, ovvie.
Sono a pagina 16 e le tue parole «it’s a new dawn. it’s a new day. it’s a new life for me – and I’m feeling good» mi hanno trasmesso positività. Intanto vado a fare colazione, bacio te e anche Carlo che ci legge in copia. Domande matte, ma diventeranno quelle che vorremo.
P.S. Roccia mi sta già simpatica
HOLA CANDELA, mil gracias por dedicarte a esto en plenas vacaciones y mudanzas! Las preguntas están perfectas, seguí con tu instinto, que no vas a equivocarte. Te mando en Word las primeras respuestas para seguir con la conversación. Cuando las tengamos todas, podemos en caso adaptarlas.
un beso grande
Sebas
P.S. lo siento x Roccia...
CANDELA: Secondo te, quante volte s’incontra la felicità, quella intensa, nella vita?
SEBASTIANO: La felicità che ti gira verso l’alto le estremità della bocca, che ti rende leggero e invincibile, è cosa rara. Dipende da ognuno di noi: la nostra biografia, il nostro carattere, la nostra cultura. C’è chi la identifica col peccato, chi ne teme la foga. Una felicità vissuta, per quanto transitoria, rimane con noi per sempre. È un tesoro che nessuno potrà portarci via. In un certo senso, è per sempre.
CANDELA: Quante volte ti sei sentito così felice da dire Il giorno più felice della mia vita?
SEBASTIANO: Forse una mezza dozzina, forse molti di più, o forse, se sono fortunato, è un giorno che deve ancora venire.
CANDELA: È più importante la felicità quando la incontriamo o quando la desideriamo?
SEBASTIANO: Non so se si può pianificare la felicità. Come l’amore, tende a sfuggire quando lo si insegue. Se bussa alla porta, l’importante è andare ad aprirle. Se ci becca che stiamo ascoltando musica in cuffia, che siamo sotto la doccia o in un momento di particolare fobia verso i testimoni di Geova ambulanti, rischiamo di lasciarla andare da qualcun altro meno distratto.
CANDELA: Cos’è un brunch giapponese?
SEBASTIANO: Come da ricetta della mia amica Ere, è formato da riso bianco, uova strapazzate, zuppa bianca di miso, avocado, alghe secche e l’irresistibile salsa ottenuta miscelando maionese a salsa di soia in parti uguali. Non è per tutti.
CANDELA: Tu riesci a immaginarlo questo tuo matrimonio che accade nel giorno più felice della tua vita?
SEBASTIANO: Se il matrimonio è condividere la propria vita con qualcuno che ami, non solo riesco a immaginarlo, ma ne ho vissuto più di uno. Se invece è quel giorno in cui ti sposi, davanti alle persone a te care e agli occhi dello Stato e della società, è un’immagine con cui per anni non mi sono neanche permesso di flirtare. La proibizione arriva da molto in alto. Ora sono stufo di non osare neanche chiederla, l’uguaglianza. L’obiettivo, poi, è quello. Non necessariamente sposarsi, ma avere il diritto di farlo, come tutti gli altri.
HOLA SEBAS, Mi piace il tuo humor applicato all’informazione dei fatti. Ho adorato la frase «il matrimonio in sé è un’istituzione tanto naturale quanto l’aria condizionata». Mi hai fatto venire in mente una domanda, che faccio anche a me (arriva in un momento della mia vita dove calza a pennello e altro non faccio che farmi domande). Cosa vuol dire per noi, nel 2015, un matrimonio? Cosa significa? Che valore porta in più rispetto a una convivenza? Arrivarci da sola potrebbe scatenare effetti collaterali che non sono convinta di poter gestire alle 01.50 di sera.
SEBASTIANO: Per una coppia di persone dello stesso sesso, il discorso è diverso, in questo momento storico, rispetto alle coppie di sesso diverso. Queste ultime rappresentano l’ufficialità, la maggioranza supportata dallo Stato, dalla Chiesa e dall’immaginario Barilla. Un uomo e una donna che vivono insieme e magari hanno figli, anche se non sposati, già formano una famiglia agli occhi della società. Due donne che vivono insieme, anche se hanno dei figli, ancora oggi sono difficilmente considerate una famiglia – nonostante lo siano a tutti gli effetti. C’è bisogno di istituzioni comuni e universali per permettere che ciò succeda. Non di istituzioni separate, create ad hoc, come era nel Sud Africa dell’apartheid. Di matrimoni per tutti, insomma, non di leggi speciali per cittadini speciali. Poi, in una famiglia omogenitoriale, per forza di cose uno dei due partner non è genitore biologico. Se l’altro venisse a mancare, per lo Stato italiano sarebbe un estraneo privo di diritti sui propri figli. Non si tratta di un capriccio, ma di difendere i diritti fondamentali di migliaia di famiglie che già esistono nel nostro paese ma che sono sistematicamente ignorate, solo perché mettono in discussione le nostre abitudini (in Italia le famiglie omogenitoriali sono più di centomila).
CANDELA: Hai mai provato a immaginare le regole del tuo matrimonio perfetto?
SEBASTIANO: Se esistesse una formula vincente e universale, un americano avrebbe già scritto il manuale del matrimonio perfetto in dodici punti, e quel libro venderebbe più de Il Piccolo Principe. Non solo varia da coppia a coppia, ma anche da momento a momento. Ogni coppia deve affrontare dei cambiamenti, e con essi imparare ad adattarsi. Forse un matrimonio perfetto è quello che sa rinnovarsi.
HOLA SEBAS, Prendo una frase del libro: «Ho i miei dubbi che Dio sia contrario a permettere che due innamorati sanciscano il loro amore attraverso l’istituzione del matrimonio civile. Gli stessero chiedendo biglietti gratis per l’apertura della stagione estiva al Pacha di Ibiza, potrei anche capirlo – ma non chiedono altro che il loro amore abbia gli stessi diritti e doveri degli altri». Non ho mai letto la Bibbia. Non sono cattolica. Se penso che al mondo c’è gente che cita la Bibbia per giustificare comportamenti negativi.
Vado a nanna – con un piccolo dubbio: tu davvero hai letto la Bibbia?
CANDELA: Leggendo il tuo libro immagino che quelli che tu chiami omofobi forse non lo siano. Non hanno fastidio verso uomini che amano uomini o donne che amano donne. La loro paura è il cambiamento. Vedere perdersi quelle regole che li rendono sicuri e tutelati.
SEBASTIANO: Sì, lo penso anche io – ma questa loro paura comporta una negazione di diritti per me e tanti altri come me. Il risultato è comunque un atto di discriminazione. Anche chi era contrario al matrimonio interraziale negli Stati Uniti non è detto che si considerasse razzista, poteva semplicemente essere soddisfatto di come stavano le cose, bianchi con bianchi, neri con neri. È difficile però, oggi, non guardare con sospetto qualcuno che sia contrario a un matrimonio interrazziale. L’omofobia, è talmente diffusa nella nostra società che si può abbracciarla con spensieratezza. Negare un diritto significa discriminare, e discriminare chi ama qualcuno del proprio sesso, significa essere omofobi. Se una frase finisce con «una moglie non dovrebbe lavorare, il suo posto è ai fornelli», non basta iniziarla con «io non ho niente contro le donne, anzi le amo» per non essere sessisti.
HOLA SEBAS, ormai abbiamo una certa confidenza per ciò ti dico la verità. Domani ricomincia la scuola delle mie figlie, mi devo alzare alle sei e zero zero (e intendo, zero voglia) e volevo cercare di andare a letto presto. (Quando mai?). Ci ho provato. (45 minuti di prova).
Evviva il 15 luglio 2010. Evviva il matrimonio egualitario. Stato libero di Bananas? Amo. Dries Van Noten? Really? Di tutta la lista, mi mancava lui.
Io lo so che il matrimonio del quale parli tu è molto più profondo di quello che ti chiedo io – io devo sdrammatizzare, per natura. In questo mio momento privato, e casualmente dopo aver letto il tuo libro, penso: Dio dà il pane ha chi non ha denti. Vorrei capire. Per provare a frullare quel pane o farmi crescere i denti.
CANDELA: Papa Francesco versus cardinal Bergoglio. Penso subito: «Ha cambiato idea».
SEBASTIANO: Papa Francesco ha sorpreso tutti fin dal primo saluto amichevole come neo pontefice. Si è mostrato umile, rispettoso verso le altre chiese, ha condannato la guerra come strategia di pace, ha dato segni di apertura verso i divorziati, la parità dei sessi, e le unioni civili universali – ma quando era arcivescovo di Buenos Aires, nel 2010, ha lottato con tutte le sue forze contro la legge sul matrimonio egualitario. L’ha definita una guerra di Dio contro il demonio. In Argentina la legge è passata. Forse anche Bergoglio, come tutti, ha avuto modo di vedere che non ci sono state conseguenze negative per le famiglie tradizionali o per la società in generale. Si è solo reso universale un diritto fondamentale. Anch’io, come te, voglio credere che abbia cambiato idea. Non sarebbe il primo e sicuramente non sarà l’ultimo.

il giorno più felice della mia vita by candela novembre, lampoon 2015