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“La minaccia per la famiglia italiana non sono tipologie di famiglie alternative, ma la disoccupazione, i tagli alla sanità, alla scuola pubblica, ai servizi sociali, alle università”. E’ alla pagina 172 di Il giorno più felice della mia vita la riflessione più immediata, e per tutti incontrovertibile, dell’ironico e affilato pamphlet con cui Sebastiano Mauri introduce anche i più accaniti contrari alla necessità del riconoscimento del matrimonio per le coppie dello stesso sesso. “Pensavo che la scelta fosse tra amare una donna o un uomo, e bastava che io, incurante dei miei desideri, continuassi a scegliere una donna. Poi, ho capito invece che la scelta era tra l’essere felice e il fingere di esserlo”, scrive l’autore che con Goditi il problema aveva già dato prova di compassata ironia. Stavolta il romanzo, con la per noi ormai divenuta abituale penna affilata, spesso intinta d’amaro, lascia il passo ad un’analisi serrata e accurata dei passi biblici e delle legislazioni, dei discorsi celebri di capi di stato e delle concioni più variegate dei politici nostrani sul tema (una per tutti, l’ex ministro Rosy Bindi). Ricorda Mauri che nella Bibbia esistono sette brevi passaggi in cui si fa riferimento a unioni carnali tra uomini. Il passo più citato è dal Levitico: “Se uno ha con un uomo relazioni sessuali come si hanno con una donna, tutti e due hanno commesso una cosa abominevole; dovranno essere messi a morte; il loro sangue ricadrà su di loro”. (Levitico, 20,13). Ebbene, ribadisce Mauri, si tratta di un numero irrisorio, se comparato alle migliaia di riferimenti riguardo le leggi che governano, per esempio, l’accumulazione e la distribuzione della ricchezza. Passi questi comodamente tralasciati dai soloni che imperversano in tv, in parlamento e non solo.

il giorno più felice, ma non per tutti by stefano biolchini, il sole 24 ore 2015