asas


[ITA] // ALIENI IN VILLEGGIATURA // Questa non può essere la voce di mia madre, ho pensato insospettito, eppure esce dal suo corpo. «Uccidilo! Uccidilo!» Urla con una voce acutissima, quasi isterica. «Aah! Sta scappando! Aah! Uccidilo! Aah!» A ogni “Aah” sembra che qualcuno le conficchi un coltello da caccia nelle costole. È in punta di piedi, sul letto, in cima a una pila di cuscini, terrorizzata da un ragno che sgambetta rapido sul pavimento. Mio padre insegue l’atletica bestiolina bombardandola con un’espadrilla, senza mai centrarla. A ogni colpo mancato, l’animaletto si ferma un istante per accertarsi d’essere sopravvissuto all’attacco. Poi riprende la corsa con riguadagnata speranza. Almeno, questo è ciò che vedo io, osservandoli dallo spiraglio della porta, secchiello e paletta in mano e solo cinque compleanni alle spalle. Il ragno, stufo di fuggire, passa all’attacco: carica il piede sinistro di papà e riesce a inerpicarsi fino alla caviglia. Lui scalcia imbizzarrito, il ragno vola in aria, seguito da un’espadrilla color sabbia. Mamma urla ancora più forte, come se l’aracnide l’avesse appena raggiunta e la stesse strangolando con le sue zampine pelose. «Aaaaaaaah! Aaaaaaaah!» Un altro urlo così e si soffoca. O, ancor peggio, richiama l’attenzione della noiosissima famiglia che affitta la villetta accanto alla nostra. Li immagino accorrere da un momento all’altro, muniti di lupara e del loro Monopoli Junior, pronti per la rivincita. La bestiola ha raggiunto il punto più alto del suo volo e sta ormai discendendo verso il terreno. La sua traiettoria suggerisce che il punto d’atterraggio sarà…vediamo un po’… accipicchia, io. Sono talmente sbalordito dal comportamento dei miei genitori, che non mi preoccupo della mia incolumità. Plop, Il ragno atterra sulla mia infradito sinistra. Sciaf. L’espadrilla centra il mio secchiello. L’animaletto rinuncia alla vendetta e opta invece per la fuga. In un paio di secondi scompare dietro la libreria, lasciando me e i miei genitori a fissarci con gli occhi sgranati. La mia presenza pare turbarli ancor più del ragno. Sembrano altre persone. Identiche ai miei genitori nell’aspetto, ma opposte nei comportamenti. Normalmente, se un grosso ragno peloso dall’aspetto sinistro si aggira per la casa, i miei genitori ne sono affascinati, come se stessero osservando una farfalla cobalto sbattere le sue leggiadre ali. «Bambini guardate che gambe carnose, si possono osservare tutti i suoi movimenti!» Direbbe mia madre, con contagioso entusiasmo. Mio padre, invece, lo catturerebbe delicatamente con un bicchiere e una cartolina, per portarlo a giocare con i suoi amichetti all’aria aperta. Queste le sue esatte parole. Non c’è nessuna tolleranza per gli esseri schifiltosi nella nostra famiglia, mentre gli esseri schifosi dispongono di un largo raggio d’azione. I ragni sono utili perché eliminano gli insetti. I ratti ammirevoli per il loro senso di collaborazione. Gli scarafaggi sono più temerari di Alessandro Magno. Mentre i tori, al contrario, sono dei vigliacchi, tutto fumo e niente arrosto. Se, nuotando, uno squalo ti passa a fianco, non è mai del tipo pericoloso. Se si tratta di un branco di piraña, hanno sicuramente appena pranzato. Ricordo un’estate, in vacanza su un’isola del Belize, in cui eravamo spesso circondati dagli squali mentre facevamo il bagno. Mamma non faceva che ripeterci «basta fare un po’ di casino, sbattete mani e piedi nell’acqua, e quei fifoni dei pescecani scappano». Quando, anni dopo, tutta la famiglia riunita, vedemmo il film Lo squalo e apprendemmo che per non essere attaccati bisognava fare l’esatto opposto, cioè rimanere immobili, mia madre rischiò di essere linciata da mio fratello e denunciata al telefono azzurro da me. Perché, quindi, ora se ne sta in punta di piedi sul letto, terrorizzata da un ragno di media grandezza, mentre papà cerca di spiaccicarlo senza pietà? Non ha alcun senso. Mamma adora i ragni e papà non farebbe male a una mosca. O no? E se fosse questo il loro comportamento quando noi bambini non siamo nei paraggi? È davvero possibile che i miei genitori mi abbiano sempre mentito? Forse spinti da un qualche scopo educativo? È un pensiero che non posso accettare. Ha implicazioni più grandi di me. Scelgo la via d’uscita più semplice. Queste persone non sono i miei genitori. «Chi siete?» chiedo loro minaccioso, puntandoli con la paletta. Mi guardano perplessi, muti. Ho prove a sufficienza per affermare che questa è una coppia di perfetti sconosciuti, inetti nelle relazioni sociali e certamente confusi per quel che riguarda la vita animale. Anche se quelli sono i loro corpi, non sono loro che li stanno abitando. Giro i tacchi e torno in spiaggia, in attesa del ritorno dei miei genitori. Al tramonto, trovo mio fratello in veranda che accarezza la testa di un pipistrello bebè. Mio padre lo tiene tra le mani «e se lo chiamassimo Tobia?» propone. «Secondo me, con quelle ciglia lunghe, le si addice di più Shirley» suggerisce mia madre. «Shirley…» le sussurra mio fratello dolcemente, facendole i grattini sulla schiena. Shirley ha l’aria assonnata, si gode le coccole. Sono di nuovo loro. E gli alieni non sono mai ritornati.