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Choose God, insert coin and pray recitano le istruzioni di utilizzo poste sull’opera, così se si sente il bisogno di pregare basta scegliere l’altare davanti al quale ci si vuole inginocchiare e si è subito accontentati.

La God Machine è, usando le parole dell’artista, “una sorta di jukebox spirituale, di distributore di fede da luogo pubblico. In cambio di un’offerta libera, una monetina di qualsiasi valore e valuta, si può scegliere tra otto altari di religioni diverse. Una volta premuto il bottone, l’altare prescelto apparirà per un paio di minuti ad una finestrella, illuminandosi, accompagnato da musica sacra. L’avventore potrà pregare il suo dio e continuare per la sua strada.”

Interessante la scelta di collocazione dell’opera, dopo l’esposizione veneziana presso Ca’ Bonvicini, la God Machine arriva nel Foyer del Macro, con la nuova edizione di Art in the Lobby. Uno spazio pubblico e di passaggio in cui ora chiunque può ritagliarsi rapidamente un piccolo angolo privato di meditazione e preghiera.

Se la Pop Art aveva portato nel mondo dell’arte gli oggetti, i miti e i linguaggi della società del consumismo rendendo l’opera d’arte stessa a sua volta genere di consumo, Mauri, seguendo la lezione di Duchamp, va oltre conferendo ad un oggetto Pop sacralità e allo stesso tempo rendendo il divino Pop.

L’artista, grazie alla sua formazione in un ambiente multiculturale, riesce a ritrarre in un solo oggetto la  società odierna, in cui i concetti di privato e diversità sono stati divorati da quelli di pubblico e globalizzazione. Chissà che ironicamente voglia porre anche una critica alle religioni, che generate dalle paure degli uomini, non riescono ora ad adattarsi ai loro cambiamenti. 

the god machine by damaride d'andrea, flash art 2013