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La mostra Aliens, Gods and Humans si concluderà il prossimo 9 febbraio. In mostra la produzione più recente dell’artista italo-argentino, dedicata al tema del rapporto con il diverso e con il simbolismo religioso. Il lavoro di Sebastiano Mauri (Milano, 1972) è caratterizzato da un approccio antropologico e descrittivo alla sfera emozionale della nostra esistenza. Attratto dal cinema e da un’idea di nomadismo culturale    che sperimenta personalmente, Mauri ha sviluppato negli anni un eclettico figurativismo declinato nelle pratiche del video, della fotografia e della pittura, realizzato attraverso un processo continuo di accumulazione e catalogazione di immagini, racconti, simboli, oggetti, bric-à-brac. I suoi video sono lunghe sequenze di testimonianze su uno stesso tema; i suoi ritratti e le sue fotografie, un atlante di fisiognomica occidentale. Questo incessante lavoro tassonomico, si è cristallizzato di recente nelle serie di oggetti-sculture in mostra a Milano: Aliens e Altars.

La prima, Aliens, è composta da una ventina di piccole sculture sotto una campana di vetro, in cui una statuetta di un alieno si misura con la vecchia foto di un ritratto, dando vita a una dialettica di universi e significati, ad un intreccio sotteso di riferimenti in cui ritrovarsi e perdersi, a conferma che spesso nel diverso c’è una parte di noi. Più esplicita  la serie Altars, tempietti luccicanti e chiassosi dedicati a varie divinità, costruiti con dovizia di dettagli, strass, luci, fiorellini, paesaggi in miniatura, e ricchi di rimandi multietnici dove Mauri, nella decorazione esasperata ed eccessiva, vuole sottolineare la paura, comune a tutti i culti religiosi, del confronto totemico con il vuoto e la morte. Completa l’installazione in galleria la ricostruzione dell’altare panteista personale dell’artista, organizzato con centinaia di statuette, souvenir, disegni, dipinti, fotografie, video. 

sebastiano mauri da ottozoo by roberto sala, segno 2011