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“Io sono  Tu”. È questo il messaggio di Shadow of Doubt, personale di Sebastiano Mauri (Milano, 1972) che invita a una sorta di sacrale raccoglimento, oscurando gli spazi della galleria Otto Zoo per dar vita a un’esperienza polisensoriale. La colonna sonora incanta già dall’ingresso, come un canto rituale: è un’anomala quanto riuscita ibridazione fra l’Om, “bosone acustico” che accomuna ogni lingua e cultura, e un susseguirsi di frammenti di pop song più o meno recenti, distillate della loro parte strumentale. Dal medesimo meccanismo combinatorio nascono i quattro ritratti: una base dipinta a olio in cui i caratteri fisiognomici sono ridotti ai minimi termini (occhi-naso-bocca) sulla quale scorrono e si confondono in dissolvenza quaranta volti diversi per genere, età, etnia. Il disorientamento percettivo insinua un dubbio, che per Sebastiano Mauri è già certezza: la diversità è solo una sovrastruttura e il confine fra noi e l’altro decisamente labile. 

identità in dissolvenza by silvia somaschini, artribune 2014