asas

La prima volta che ho visto Sebastiano Mauri è stato qualche anno fa a una festa. Mi ero portata mia madre o meglio, lei aveva portato me. 23 anni dopo ci rivediamo nel suo studio.

 

E’ un posto per nulla serioso in cui, grazie alla presenza di tanti oggetti, ci si sente come ad una festa dove tutti sorridono noncuranti. Eccole, su un piedistallo ci sono le ciabattine con i coniglietti rosa protagoniste della copertina del suo nuovo libro Goditi il problema (Rizzoli Ed.). Come in un parco divertimenti, non so da quale attrazione incominciare. Guardo i pupazzi che usa per le sue opere, stanno beati su una specie di piramide. Pare il disegno dei fabbisogni alimentari sui libri di scienze, ma in versione surrealista, con Jabba de Hutt che prende il posto dei latticini e delle carni con la sua mastodontica presenza. Alle mie spalle sono schierate divinità di ogni genere – “sono 20 anni che le colleziono, le uso per fare altarini e video. Hanno in comune la piccola dimensione e il basso valore”. 

 

Noto il kit Lookin Good For Jesus, che anche io tengo gelosamente a casa – “è importante per il giorno in cui devi incontrarlo. Sai come assicurarti il paradiso”. Ride. Gli chiedo in cosa crede. Lui non sa bene – “sicuramente credo in una vita dopo la morte, ma non che mi troverò di fronte uno di loro. Sono segni dell’uomo, hanno un significato antropologico o simbolico”. Buddah e Gesù vanno per la maggiore. Ce ne sono di rosa, verdi, di plastica, legno. Sembrano seduti al bar che discutono di un futuro possibile – “li trovo tutti legittimi. Non capisco come puoi arrivare col tuo Dio, per esempio uno che è nato dall’innesto di una sorta di sperma divino in una vergine sedicenne, darlo per buono ed escludere tutti gli altri. Non puoi essere così etno-egocentrico”. Mentre parliamo disegna e sorride spesso, mai per circostanza. Quando gli domando di parlargli del primo oggetto che gli viene in mente lo sguardo torna sul pub delle divinità. Sotto una cupola di vetro, come la rosa della Bella e la Bestia c’è Gauchito Gil – “è una divinità pagana argentina che amo molto. I suoi templi sono sempre nei boschi o ai lati delle strade perché non è mai stato accettato dalla chiesa romana, ma la croce cui è appoggiato ti ricorda che è comunque cristiano. Era una specie di Robin Hood che rubava le mandrie ai ricchi per donarle ai poveri”.

 

Tutte queste cose provengono da mercati delle pulci e garage sale. I pupazzi arrivano dall’argentina. Mi si illuminano gli occhi quando mi dice che lì c’è un mercatino in cui vendono solo figurine e merchandising di film. Gli piace molto rovistare ma da quando c’è e-bay li trova quasi tutti lì, prima ognuno era conquistato fisicamente. Gli racconto di quella volta in cui acquistai dei mini poni da un canadese collezionista folle che continuava a chiedermi notizie degli oggetti che mi aveva spedito – “gli hai detto che li hai uccisi tutti in un rito satanico?”.

 

Tra un Jabba de Hutt, un Gremlin e un Alien finiamo a parlare di cinema. Sebastiano ha fatto la New York University e lavorato come assistente di produzione sul set di Smoke. Mi metto nei panni di un giovane studente che ha bisogno di consigli perché vuole partire verso la grande mela in cerca di fortuna – “per fare cinema bisogna sporcarsi le mani. Si lavora come volontari, senza menarsela tanto. Se vai a lavorare su un set, dopo due mesi, la vicinanza e la conoscenza delle persone che hai intorno a te supera la telefonata che può fare qualcun’altro per raccomandarti. Se vedono che sei affidabile ti chiameranno una seconda volta, sarai pagato pochissimo, ma sarai pagato”. Poi, chiaramente, devi essere bravo - mi spiega – come tutti i lavori che hanno un grande ritorno sociale ci sono un sacco di persone a contenderselo”.

 

In Goditi il Problema che alla Fnac ha cacciato Benedetta Parodi dal podio dei preferiti dei lettori, ho trovato delle parti meravigliose. Rido leggendogliene una: “è possibile che l’interior designer si sia consultato con uno psicologo di Guantanamo perché l’effetto di questo repentino cambio cromatico è portentoso: mi assale un senso di pericolo imminente”. Era la stessa sensazione che avevo avuto nel vedere la parete rossa nella casa completamente bianca di un amico. Sempre nel libro appare un uomo, Fecundo – “quello della sauna” – per me identico a un dj russo, Pavel Petel

 

“Bestia che nome!”

 

Cerchiamo delle sue immagini su internet e la prima che appare è di lui a cavallo con un body nero e i tacchi.

 

“E’abbastanza inquietante, molto muscle style”. No, non è decisamente il suo genere.

 

Parlando di uomini penso allo sguardo di uno sposo all’altare in Immanence, una fotografia seguita da un video. Siamo distanti anni luce da Pavel Petel. E’ un vero matrimonio, “l’ho filmato interamente in close up alla ricerca di momenti in cui si dimenticano di essere guardati. Il prete parla e uno pensa ai cavoli suoi”. Sebastiano mi racconta di avere una lunga carriera di fidanzamenti. Penso sia la prima persona che parte con il resoconto dall’inizio. E’ una meraviglia. “Sono fidanzato a lungo termine dall’asilo. Avevo una fidanzatina con cui sono stato circa tre anni. Poi, alle elementari un anno. Poi cinque, dalla seconda elementare alle prima media. Una anno, due anni. Poi undici. Tre, due. Sono abituato alle relazioni. Ho avuto periodi single, ma mi piace perché puoi andare a caccia della prossima persona di cui innamorarti”.

 

Per concludere gli chiedo di immaginarsi la nostra intervista come se fosse stata un film con attori, location e colonna sonora.

 

“Santa Vergine Maria! Allora, sugli attori ho un blocco. Tu, l’attrice di spider man. Quella che salviamo”. Ci prendo al primo colpo suggerendogli Kirsten Dunst – “ok, tu Kirsten Dunst…”. Ho lo stesso entusiasmo di quando nel cortile si sceglieva chi era il power ranger rosso. “Io voglio fare…come si chiama quello che fa sempre a botte e finisce in galera, da poco ha fatto il supereroe?”. Di nuovo al primo colpo dico Robert Downey Jr. “L’intervista la facciamo dove mi sento comodo, a San Gimignano, in incognito. Io ci arrivo molto toscano, da visitatore: lino bianco e pantaloni cachi. Tu mi piace che vieni piena di tatuaggi e piercing, facendo girare tutti i vecchiettini. Aggiungerei una fila di piercing. Come musica Florence and the Machine”. Finiamo a suggerirci serie tv e film. Prima di salutarci gli regalo un piccolo cervo che fa un rumore agghiacciante da mettere nella sua collezione. 

intervista a sebastiano mauri by emma cacciatori, lo sgamato 2012