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"Avete mai baciato qualcuno controvoglia? Vi riuscite ad immaginare l'isolamento che causa il non condividere i nostri sentimenti con le persone a noi vicine? Vi siete mai chiesti come sia crescere rinnegando una parte fondamentale di sé, cosa si provi a fingere interesse per un'attività che detestate e, soprattutto, quanto stress possa provocare il terrore di essere scoperti nell'amare una persona dello stesso sesso? È come uscire al mattino con uno zaino pieno di rocce sulle spalle, ogni giorno una roccia in più".
Ce lo fa notare lo scrittore e artista Sebastiano Mauri nel suo nuovo libro, Il giorno più felice della mia vita. Ogni coppia ha diritto al suo sì, un pamphlet necessario appena pubblicato da Rizzoli, uno di quei libri che dovrebbe essere adottato nelle scuole e letto da tutti perché con un linguaggio semplice e chiaro ci fa capire quali sono i problemi che vive quotidianamente un omosessuale in un paese difficile come il nostro, uno dei pochi dell'Unione Europea, assieme alla Grecia, a non prevedere alcuna tutela per i legami tra persone dello stesso sesso.
"Innamorarsi di persone dello stesso sesso non è una scelta, o lo è tanto quanto nascere donne, ebrei, o neri", dice Mauri, già autore di un bel libro a tematica gay che ha avuto un grande successo di pubblico e critica, Goditi il problema, edito sempre da Rizzoli. Sin da bambino sapeva di essere diverso dai suoi coetanei, ma quando una signora anziana gli gridò per strada di essere un 'invertito', dopo aver chiesto delucidazioni in merito in famiglia ("mi spiegarono che invertito era un maschio cui piacevano altri maschi"), promise a se stesso che non lo sarebbe mai stato, perché quella parola causava emozioni forti e contrastanti negli altri. Decise di adottare come regola questa semplice premessa: "ciò che sei, ciò che ti piace fare, le cose che ti emozionano non hanno alcuna importanza", scegliendo così di mimetizzarsi per più di venti anni, divenendo il più grande interprete del sé stesso sbagliato, pieno di tic (la diretta conseguenza di quella sua scelta), un vero e proprio attore sin dalla prima elementare che con il passare del tempo affinava sempre di più le sue tecniche d'azione e di comportamento 'da etero'.
Poi, però, capì invece che la scelta era tra l'essere felice e il fingere di esserlo.
"Io non ce l'ho fatta, per fortuna, ed ho scelto di amare. Non è stato il primo bacio a fregarmi, ma l'amore". Quell'amore che - come è scritto nella Bibbia (Romani 13, 8-10) "non fa nessun male al prossimo", "è la vita che ti bussa finalmente alla porta", la solitudine che ha deciso di prendersi una vacanza, quel qualcosa di cui tutti hanno bisogno e che tutti dovrebbero poter vivere serenamente alla luce del sole, senza pregiudizi, senza rinunciare a nulla e a nessuno perché, non farlo sarebbe "lo spreco di una vita, uno spreco per la società".
Perché un omosessuale non può andare in giro col braccio attorno al collo della persona che ama senza rischiare, come è successo in molti casi (anche a Mauri e al suo compagno), di essere aggrediti? Perché non si è liberi di fare quel gesto normalissimo e di dimostrare così che in quel momento si sta semplicemente vivendo e non si sta facendo mostra di se stessi? E in merito al sesso, per quale motivo, quando si pensa ad una coppia di uomini o di donne, si ha subito l'immagine di cosa possano fare a letto, ci si chiede chi fa l'uomo e a chi fa la donna, chi è passivo e chi è attivo? Perché il sesso, scrive l'autore, "pensato a freddo, da fuori, è sempre strano".
L'omofobia, purtroppo, s'insinua ogni giorno nelle nostre vite, ci sentiamo inadeguati e abbiamo timore del giudizio altrui che ci porta a controllare il tono della voce, il modo di gesticolare o camminare per strada. Abbiamo una cura eccessiva ed ossessiva che non ci fa mai essere noi stessi (Mauri oggi ricorda, facendoci sorridere, che anni fa non ballava mai sollevando le mani sopra la spalla, come Kevin Kline nel film In & Out), proviamo vergogna se un nostro amico 'schecca' in pubblico e ci distanziamo. "Il lato più corrosivo dell'omofobia è l'autocensura, l'omologazione, fino all'odio verso se stessi. Siamo tutti omofobi, come siamo tutti vittime dell'omofobia. Solo che la maggior parte di noi non sa di essere né l'una né l'altra cosa".
"Nessuno è immune dalla possibilità che sua figlia o figlio, crescendo, amino delle persone del loro stesso sesso. Nessuno può escludere che un giorno sia un membro della propria famiglia a essere vittima di questa discriminazione".
E per lui che vive tra l'Italia e l'Argentina (lì è entrata in vigore la legge sul matrimonio egualitario nel 2010), non può poi non parlare della 'metamorfosi' del nuovo Papa, Jorge Mario Bergoglio, già arcivescovo di Buenos Aires: per anni si è opposto al matrimonio gay ("Non è una lotta politica, ma si tratta di una pretesa distruttiva del piano di Dio"), ma una volta divenuto il 266 esimo Pontefice, con quel trasloco, è come se avesse dimenticato a casa sua trasloco 'il cardinal Bergoglio': ha dato segni di umiltà, di vicinanza con il popolo, di rispetto verso le altre Chiese, di apertura alle parità di sessi e alle unioni civili universali, d'inclusione verso i divorziati, di condanna nella maniera più assoluta alle guerre come strategia di pace.
Cosa dire poi del matrimonio tra due gay? "Ribadiscono sempre che sia un' istituzione millenaria e per questo intoccabile. Se così fosse, le donne sarebbero ancora proprietà del marito, un nero non potrebbe sposare una bianca e per il divorzio dovreste cavarvela all'antica con dell'arsenico o con una spintarella giù dal dirupo. E poi in fondo Gesù aveva due padri e non mi sembra che sia cresciuto così male". Proprio Gesù, aggiunge, aveva scelto per se stesso una famiglia non tradizionale, basata sull'amicizia, l'affinità, una morale comune piuttosto che di sangue. "Non ha mai escluso nessuno, "semplicemente non era il suo stile. Se gli chiedessimo un'opinione, ci direbbe che l'importante non è che ami, ma se ami".
Mauri, e tanti come lui, vorrebbe avere il diritto di scegliere se sposarsi oppure no, ma il tutto non riesce nemmeno a sognarlo perché ogni volta il suo sogno si trasforma in un incubo. "Ogni tanto sembra di concretizzarsi all'orizzonte culturale, legislativo o banalmente elettorale, ma poi finisce sempre per volatilizzarsi nel nulla, come un miraggio". Ogni coppia ha diritto al suo sì, perché due uomini o due donne no?
Sarebbe bello e sarebbe opportuno che le cose cambiassero al più presto e che nessun gay, nel caso in cui abbia il desiderio di sposarsi, per farlo debba chiedere il permesso a sessanta milioni di persone. Mauri, con questo suo 'J'accuse' dal linguaggio tagliente ed ironico, ci invita ad agire e a reagire, e gliene siamo grati. Perché un miglioramento, si spera, è sempre possibile.

perché in italia non mi è concesso di vivere il giorno più felice della mia vita by giuseppe fantasia, huffington post 2015