asas


[ITA] Dal giorno in cui sono stato portato a casa dall’ospedale, appena nato, ancora pieno di grinze, ricoperto di borotalco e con gli occhi semichiusi, oltre a mamma, papà e mio fratello, ad accogliermi c’era Lina, la nostra tata. Non esiste fase della mia vita, fino alla sua morte, avvenuta qualche anno fa, in cui non la ricordo al mio fianco. Quando si lamentava che avrebbe finito i suoi giorni alla bagina, era più che altro un test rivolto a noialtri, mi faceva sempre sorridere. Io sapevo che non avrebbe mai lasciato la nostra casa. E così è stato, fino al suo ultimo respiro. Il fatto che non condividessi neanche una goccia di sangue in comune con Lina, che il suo vivere da noi fosse ‘tecnicamente’ un lavoro, che già avessi una madre amorevole e premurosa, ha forse reso meno forte il nostro legame? Neanche un po’. Lina è stata famiglia, un terzo genitore a tutti gli effetti, semplicemente perché si è presa cura di me quando ero un bambino ed io mi sono preso cura di lei, quando è stato il suo turno di tornare un po’ bambina. Semplicemente perché ha avuto e per sempre avrà, un posto privilegiato nel mio cuore. Grazie a Lina, ho capito presto che il ruolo di genitore ce lo si può guadagnare sul campo, con amore, dedizione, cura, notti insonni, apprezzamenti per improbabili collage e tanta pazienza. Insomma, senza avere mai avuto figli, sono certo che Lina ci abbia lasciato sapendo bene cosa volesse dire essere madre. Famiglia è reciproco amore vissuto in un quotidiano preferibilmente lungo quanto una vita. La famiglia ideale, quella con una mamma (magari bianca), un papà (magari ricco), un bambino (magari bravo agli sport), una bambina (magari magra e ben posata), un labrador (magari biondo), un gatto siamese (magari dagli occhi turchesi come il mare in Sardegna) e una SUV (magari a basso impatto ambientale) è una famiglia come tante altre. Ne’ più, ne’ meno felice, ben riuscita o stabile delle altre. Un bambino ha bisogno di sicurezza, cure e affetto. I suoi genitori saranno coloro che gli offrono tutto ciò. Basta conoscerli questi bambini, figli di un arcobaleno di diverse possibilità d’amore, per capire che sono figli molto desiderati, cercati e in seguito accuditi. Dalla loro mamma o mamme, dal loro papà o i loro papà. Queste famiglie, che già abitano numerose il nostro paese, sono però ancora in attesa di essere invitate al tavolo principale, quello fatto di diritti, uguaglianza, inclusione e rispetto. Un’attesa che si fa sempre più faticosa. Anche alla luce del recente e recalcitrante passo avanti fatto dall’Italia, la legge Cirinnà, dalla cui tutela sono stati esclusi proprio i bambini. La loro richiesta di legittimazione rimandata al mittente, a tempo indeterminato. Eppure le loro vite sono ora, sotto i nostri occhi, per quanto l’Italia preferisca fingere che non esistono. Come mai accettate facilmente l’idea che una nonna, una tata o una zia possano essere come una seconda madre per un bambino, mentre faticate ancora a comprendere come due donne che si amano possono compartire con successo l’esperienza della maternità? Si ha paura dell’orco sotto al proprio letto fino a che non si ha il coraggio di guardare e scoprire con i nostri occhi che non c’è nessuno orco. E questo è ciò che v’invito a fare. A conoscere queste famiglie per scoprire che il loro amore, le loro paure, i loro desideri, sono identici ai vostri. Gli stessi sguardi, gli stessi legami, le stesse favole della buona notte.